mercoledì, marzo 5

teoria e pratica #3. verso una nuova epoca.

[1949] la storia è un lugubre girotondo in cui ogni civiltà nasce, cresce e scompare, o meglio, si suicida, quando non più capace di rispondere alle sfide che la situazione storica lancia lei, quando non più in grado di mobilitare forze fresche, di inventare nuove vie d’uscita dalle difficoltà. le civiltà si sfaldano, si disintegrano oppure ristagnano, si mummificano, si sclerotizzano, perdono in energia ed elasticità. il Tempo ha lasciato travolgere dai vortici tutti i suoi figli meno privilegiati.
ora posso rileggere gli autori scoprendo che anch’io a mia volta sono investito da una crisi storica analoga a quella che aveva ispirato i loro lavori. tutto mi appare più chiaro. il loro presente era stato il mio futuro. le nuove epoche sono costituite da una serie di tentativi di trascendere il livello della vita umana primitiva, in cui l’uomo, dopo essere divenuto se stesso, si era apparentemente adagiato in torpore per alcune centinaia di migliaia di anni, per poi essere sterminato o assimilato da aggressivi pionieri, i quali, a differenza dei ritardatari, si erano, ma solo da poco, messi di nuovo in movimento.
nella decadenza è insita una perdita di controllo. questa equivale a un degenerare della libertà nell’automatismo: mentre l’azione libera è infinitamente varia e del tutto imprevedibile, i processi che hanno carattere di automatismo inclinano a essere uniformi e regolari. è il normale processo di disintegrazione sociale, lo scindersi della società che si disintegra, tra un recalcitrante proletariato da una parte e una minoranza sempre meno (o sempre più) dominante dall’altra. il processo di disintegrazione non si esplica uniformemente: va avanti a sbalzi, con spasimi alterni di sconfitte, riprese e poi ancora sconfitte. nella penultima ripresa la minoranza dominante riesce ad arrestare temporaneamente la letale autolacerazione del complesso sociale, imponendogli dall’esterno la pace di uno Stato universalista. in questo Stato il proletariato crea una Chiesa universale che, dopo la susseguente sconfitta in cui la civiltà in disgregazione finalmente si dissolve, continua a vivere creando una civiltà nuova.
il conoscere viene a noi attraverso il soffrire ed è lo strumento sovrano del progresso: se un veicolo deve procedere nella direzione in cui lo ha avviato chi lo guida, non può farlo se non per mezzo di ruote che girino su se stesse con monotona regolarità.

parola di tutti quegli spostati degli esuli.

[alla provetta mano di gbd%ajt]