lunedì, febbraio 18

la notte della domenica

[areté] stanotte mi sarò addormentata verso le due o le tre, non lo so, ero così stanca che non riuscivo neanche a vedere l'orologio. forse in realtà dormivo ma facevo incubi o il mio cervello vigile delirava. sognavo lo smaltimento dei rifiuti, e per qualche strana ragione mio fratello p. (che ho sentito rincasare), ne faceva parte. probabilmente gestiva qualche procedimento. ed io non mi rassegnavo all'idea che il suo modo di far aumentare i 3 euro settimanali fosse riconducibile a qualche uso distorto di tale attività. in alcuni momenti la mia mente, avida di libertà da tali pensieri, si ripeteva che era solo un ragazzo che studiava tali fenomeni e non attore dei procedimenti. non ho ancora capito se ero in preda ad un incubo o se, diversamente, il mio cervello vigile delirava. un'altro tormento m'attanagliava. il rumore prodotto dal vento. la porta. "mio fratello aveva chiuso a chiave la porta?" immaginavo questa porta che si apriva, il vento che entrava, il freddo che ci cingeva. mi sono poi svegliata dopo una serie di sogni controversi in cui figurava t., i mercoledì a casa, un cinema con le sedie, il biglietto degli autobus più costoso di quello del cinema, corse di autobus strane, incidenti di qualcuno che conoscevo. non ricordo che frammenti e tanta confusione che mi ha indotto ad aprire le palpebre e rituffarmi in una giornata in fondo non troppo diversa dalla nottata trascorsa. continuo a scrivere, mentre mio padre sminuzza e denocciola le olive da usare per il calzone: pasqua quest'anno giunge presto a casa mia. mia madre ha frantumato la tazza rossa; ha dato la colpa alla fragilità della tazza. ora non riesco ad immaginare dove bere il latte domattina. tristezza. ieri ti sei perso un'ottima crostata, a v. è toccata la tua parte. come si dice.. il presenzialismo paga. buona domenica, instancabile amore.